Selección de poemas de Fiammiferi Poesía de Canio Mancuso, Besa Editrici, Italia, 2016, 68 pp. Pirra Ti aspettavo sotto il temporale. Così raccolta nella sua gioia venivi all’incrocio. Certo chiedevi poco, quello che si chiede prima che il mondo scompaia nel diluvio ma non sapevi quanto ti avremmo amata io, tuo padre, Dio la stagione appassita se fossi stata bella. Smetti di impazzire. Non vedi come tutto lo fa intorno a noi? I neon che sfrigolano dalle insegne la frenesia degli orifiamma negli acquari l’enfasi del mattino il senso del dovere, tutto questo non può toccarti. Eri nuda nella tua adolescenza perenne, sapevi che la castità non è un prět-à-porter bisogna pure regalarla a qualcuno (dico la nudità: la castità non ti aveva mai molestata). Smetti di gridare, lascialo fare ai quadri e ai libri che non ti piacciono. Avrai lo stesso qualcosa da odiare. Conservalo per l’inverno. So perché mi porti primizie: ciò che giustifica ogni tuo gesto è lo sguardo della Vergine sul tuo capezzale sul tuo sonno, sul sudore condiviso dalla fede e dall’inguine. Non conosci la gratuità mi hai detto una volta, ma non c’è gratuità nella devozione non c’era nelle rughe che stringevi nel pugno né in quel po’ di amore che annusavi, la tua povera questua di piccione. Il temporale non ti spaventa se lo attraversi assorta nella sera, le primizie che volevi regalarmi si raffreddano tra le mani sono biglie di vetro eppure continui a credere che ne nasceranno uomini. Discorso della montagna Per Ida L’urlo che esplodi dal silenzio della dolina allarma la mia ansia che porti in giro a cercare tartufi, le cadute, le invenzioni con cui imbratti allegramente la vita. È un’ora inerme, pallida di fronte alla tua rapina, noi col grido nella strozza aspettiamo che l’eco ci restituisca, nella tua, la nostra voce sconosciuta. Fiammiferi Mio padre fabbricava navi di fiammiferi navi con troppe vele e con troppi cannoni belle perché non erano metafora di niente. Stava seduto a terra con il broncio sospeso sul docile cantiere della sua arte sghemba massacrando fiammiferi che asciugava e incollava a uno scheletro d’aria. Come era contento di soffiare il respiro negli ossi di una nave priva di oceani da immaginare. Primi volumi Invecchiano bene nella loro impostura i primi volumi unici e scompagnati: enciclopedie storie della letteratura italiana dell’antico Egitto della musica storie universali frammenti di collane sontuosissime destinate alla polvere di cui mio padre comprava solo il primo numero. Guardo gli scaffali della libreria zeppi di A senza B di gialli interrotti prima che il colpevole confessi di storie scritte da vincitori reticenti di biografie che omettono esili e morti di romanze senza do di petto e penso a quanto quei discorsi col nodo in gola somiglino ai miei. Penso a quella cultura a buon mercato e dal fiato corto coi moncherini che si agitano per farmi marameo e so che i volumi che non ho più visto non li rimpiangerò mai come la truffa dei loro compagni solitari fermi per sempre al capitolo uno. L’altalena Le canzonacce i bicchieri pieni la musica stanca della sagra paesana non riuscivano a disturbarti in quel tuo oscillare senza respiro da San Paolo a Puerto Cortés dalla prima voce al sonno buono dalla bocca all’ultimo sorso dalla buccia del fico al muro dove lasciasti il segno di una mano. Quello che guardavi lì dove tua madre era stata ragazza dove eri tornata da clandestina quello che vedevi lanciandoti nel buio era un regalo della memoria intatta negli occhi chiusi sul mare il mare Adriatico, il più lontano. Ascolto Vuoi ancora parlarmi di Dio con tutta la tua stanchezza insonne, intrecci parole e melodie che non ricordi sgrani il solito rosario di nomi, i miei amici che non hanno smarrito la strada e hanno pure preso la laurea. Non è un problema di fede: crederei anche solo per farti compagnia ma basta un soffio di inquietudine a prosciugare le vene a un abbraccio, che sia per te o per Cristo non importa. Ripeto, non c’entrano la salvezza la redenzione, il conto da saldare al camiciaio che rinvia la consegna (sai che rispetto chi lavora piano). Non dimentico i miracoli dell’acqua che mi facevi bere per ripulire le viscere e i pensieri. È che mi manca il respiro pietoso di chi ama il sentiero in ogni orma – non dico il sollievo dell’ascolto – e non ho mai imparato la bellezza del tuo paese chiaro, necessario dove il buio è il peccato più grande. Identità In un anfratto del sonno sento un rumore di passi. Lo riconosco mi specchio in lui: è il mio avversario che sbaraglia ambizioni in pigiama dall’altra parte della vita mi osserva, fa l’occhiolino e si addormenta con un talento che io non ho. Imitazione di Linda Darnell L’amen della ragazza inginocchiata davanti all’altare cade dal polpastrello, scivola tra i bottoni. La ragazza né brutta né bella parla alla Madonna e ai santi e parlando ascolta il suo sangue che bisbiglia non so cosa nelle calze a rete. Litania
Ci ho messo tanto a liberarmi di te che arrivo al punto di cercarti senza volerlo. Ho il sospetto infantile che tu stia lì a spiarmi nelle ore santificate dal sonno nella veglia bagnata della patta che ascolti i miei pensieri notturni fermati tra le natiche per paura che il vicino li senta. Fingo di ignorarti anche se mi parli con voce di ragazza e ogni tanto, quando so di avere torto, quando voglio avere torto, bestemmio per litigare con la tua assenza. La minaccia Lo vedevamo passare sul corso, l’espressione indaffarata nelle cose, nei volti da evitare. Poiché non dava retta a niente e sembrava che niente lo interessasse, lo credevamo un intellettuale (un pensiero ragazzo da quegli ingenui che eravamo). Lo sfottevamo nascosti ché un po’ ne avevamo paura. Di lui non sapevamo niente se non che passava come la nuvola nera che inghiotte l’acquazzone troppo pigra per pioverci addosso la sua fragile sfida. | Canio Mancuso. Nato a Melfi nel 1971, vive a San Severo. Nel 2004 fonda il mensile umoristico “Za!”. Dal 2005 al 2006 è redattore del periodico “Sguardi”. Ha scritto o scrive (soprattutto di poesia) per le riviste “Fermenti”, “Le reti di Dedalus” e “Christianitas”, e per i quotidiani “L’Attacco”, “Capitanata.it” e “Zeroventiquattro.it”. È citato nel volume Letteratura del Novecento in Puglia (Progedit, Bari 2009 e 2010), a cura di Ettore Catalano, in un capitolo dedicato alla poesia foggiana contemporanea. Alcuni suoi testi poetici sono stati pubblicati su “Fermenti” e su “Poliscritture”. Ha collaborato come correttore di bozze con la casa editrice Barbera. Nel 2015 cura, insieme a Raffaele Niro, l’antologia (numero speciale della rivista “Quaderni dell’Orsa” edita da Besa) Trenta poeti dauni, dedicata alla poesia daunia dal 1900 ai giorni nostri. Nel marzo 2016 pubblica la raccolta di poesie Fiammiferi per i tipi di Besa. A giugno dello stesso anno partecipa alla rassegna “Notte dei Poeti”, in cui presenta il suo libro d’esordio, che sarà recensito sulla riviste “Versante ripido” e “Gradiva”.
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