Irene Ester Leo

Classe 1980. Laureata in Storia dell'arte moderna, presso l'Università del Salento. Maestro d'arte applicata: scultura e modellazione materie plastiche. Critico d'arte, illustratrice, è autrice di diverse pubblicazioni poetiche. Ha esordito "ufficialmente" nel 2006 con "Canto Blues alla deriva", Besa editrice. Nel 2007 ha ricevuto dal Teatro di Musica e Poesia “L'Arciliuto”di Roma il riconoscimento in “Kagolokatia”. Le sue poesie sono state inserite nella rivista letteraria “Incroci” diretta da Lino Angiuli e Raffaele Nigro, giugno 2009, Mario Adda Editore. Ha pubblicato nel settembre del 2009 “Sudapest”, Besa editrice. Nell'aprile del 2010 la raccolta poetica ''Io innalzo fiammiferi, con prefazione di Antonella Anedda, Lietocolle editore e nel settembre dello stesso anno “Una terra che nessuno ha mai detto”, con prefazione di Andrea Leone, Edizioni della Sera. E' presente su numerose antologie tra le quali AA. VV. ''L'ustione della Poesia'' a cura di Anna Maria Farabbi, Lietocolle editore 2010, “Il segreto delle fragole 2011” sempre Lietocolle. E' stata recensita da Maurizio Cucchi su “La Stampa”, e da Davide Rondoni su “Il sole 24 ore”. Ha partecipato alla “Biennale dei giovani artisti d’Europa e del mediterraneo, ( Skopje del Settembre 2009) entrando a far parte della rosa dei finalisti per la sezione “scritture” con un testo pubblicato nell'Antologia "Giovani Inkiostri" 2009 edito dall'Arci – Bari, ed inoltre a “Ritratti di Poesia- In viaggio con la Poesia” Tempio di Adriano, Piazza di Pietra, Roma, 22 gennaio 2010 (nella rosa dei sette poeti emergenti italiani). Collabora con il quotidiano“ Il Paese Nuovo” alla pagina culturale. 

 

Irene Ester Leo. Clase 1980. Se graduó en Historia de las Artes Modernas en la Universidad de Salento. Maestra de artes aplicadas: la escultura y el modelado de plástico. Crítica de arte, ilustradora y autora de varias publicaciones de poesía. Fue reconocida “oficialmente" en 2006 con "La deriva Canción Blues", editorial Besa. En 2007 recibió, en Roma, el reconocimiento en "Kagolokatia", del Teatro de Música y Poesía "La Arciliuto. Sus poemas han sido incluidos en la revista literaria "Crossroads", dirigida por Lino Angiuli y Nigro Raffaele, junio de 2009, Mario Autor Adda. Ha publicado en septiembre de 2009 "Sudapest" Editorial Besa. En abril de 2010 la poesía collection ''I levantar partidos”, con un prefacio de Antonella Anedda, editorial Lietocolle y en septiembre del mismo año "A la tierra que nadie ha dicho nunca", con prólogo de Andrés Leone, Edizioni della Sera. Sus trabajos están presentes en numerosas antologías incluyendo AA. VV. “La quemadura de la Poesia” de Anna Maria Farabbi, Lietocolle Publisher 2010, "El secreto de fresas 2011" Siempre Lietocolle.  Maurizio Cucchi en "La Stampa", y  Davide Rondoni en "Il Sole 24 Ore" la nombraron en sus trabajos. Participó en la "Bienal de Jóvenes Artistas de Europa y el Mediterráneo (Skopje en septiembre de 2009) uniéndose a la lista de finalistas para la sección" Escrituras "con un texto publicado en la antología" Inkiostro jóvenes 2009, publicado por 'ARCI - Bari, y también a los "Retratos de la poesía-Un viaje con la poesía" Templo de Adriano, Plaza de Piedra, Roma, 22 de enero de 2010 (entre los siete poetas preseleccionados emergentes italianos). Colabora con el periódico "El Nuevo País" en la página cultural.


Edición bilingüe.  Traducción de Marina Niro

Un giorno


Il walzer di un giorno, 

la pioggia avrà lavato le ombre,

antiche sottane scivolate alle parole

nude ricameranno le santità.

Esattezza di carbone,

dopo il fuoco e il suo egregio canto d'oro.

Accanto, la linea nera delle dita,

articolazione dell'avvicinarsi,

tirerà suoni nell'altro.

Mai più bella poesia d'amore, ingoiata

dalla corteccia oblunga degli occhi,

mentre radicano, cacciatori sprovveduti,

nella fessura ordita delle ossessioni.

La lentezza raccomando ai tuoi anni,

la fulgida crescita delle ciglia

ripara la luce dal buio.

In un giorno solo, poi

ballando coi piedi caldi di sereno, 

lasceremo nei cunicoli dei dubbi

mura nuove, basamenti, porcellane

e voci a riprendere con premeditata fame,

la grandezza che sussurri all'aria,

respirando le cose e l'oblio della luna.

Poi andremo,

con il senno di sempre.


  

Un día


El vals de un día 

la lluvia habrá lavado las sombras,

antiguas  enaguas deslizadas a las palabras
desnudas bordarán las santidades.
Exactitud de carbón,
después el fuego y su ilustre canto de oro.
Cerca, la  línea negra de los dedos,
articulación del acercarse,
producirá sonidos en el otro.
Nunca más la poesía de amor más bella, ingerida
desde la corteza alargada  de los ojos,
mientras radican los ingenuos cazadores,
en la ranura tejida de las obsesiones.
Recomiendo la lentitud a tus años,
el brillante crecimiento de las pestañas
repara la luz desde la oscuridad.
En un sólo día, después,
bailando con los pies calientes de serenidad,
dejaremos en los túneles de las dudas
nuevas paredes, fundamentos, porcelanas
y las voces para reanudar con hambre premeditado,
la grandeza que le susurras  al aire,
respirando las cosas y el olvido de la luna.
Luego iremos,
con la inteligencia de siempre.


 

  

In quietudine

 

Le ali degli occhi

hanno l'indaco nel verso,

follia non raccontata oltre 

il nero della notte,

inquietudine dell'insonnia che sale alla gola.

Chi chiama le parole una ad una,

grani di stelle e quantica sulle tempie,

sei tu, in volo.

Il cuore ferma l'adagio delle mani,

le raccoglie, foglie verdi di miracolo,

nell'assillo del gelo.

Abbiamo smesso di disegnare solitudini

quando il vento  rubò una carezza e poi l'altra,

e salì fiera la bellezza delle zagare ritratte

con le dita nell'aria, per gioco.

Si impara presto l'ossimoro della pelle,

distanze e abissi sono scale,

tortuose strade, finestre spalancate,

il buio accecante verità.

Chi chiama le parole e le semina nei piedi, sei tu.

Poi l'acqua le ama, lenta le frastorna, 

le restituisce germogli, innata vita,

e si flettono sulla nuca,

mentre di fiore in frutto

alludono all'interezza,

all'inno della misericordia,

alla grandezza di una resa,

come le foglie e le mani e le spalle,

in quest'autunno.

 

 

En quietud


Las alas de los ojos

tienen el añil en el verso,

la locura no contada

el negro de la noche,

la inquietud del insomnio, la que sube a la garganta.

Quien llama las palabras una por una,

granos de las estrellas y cuántica en las sienes,

eres tú, en vuelo.

El corazón bloquea la lentitud de las manos,

las recoge, hojas verdes de un milagro,

en la insistencia del hielo.

Dejamos de dibujar soledades

cuando el viento se robó una caricia, y luego otra,

y subió orgullosa la belleza de las flores de las naranjas pintadas

con los dedos en el aire, como por juego.

Se aprende rápido la contradicción de la piel,

distancias y profundidades son las escaleras,

calles, las ventanas abiertas,

la oscuridad que ciega la verdad.

Quien llama las palabras y las plantas en los pies, eres tú.

Luego, el agua las ama, lenta las agita,

le da los brotes, innata vida,

y se doblan en el cuello,

mientras de flor en fruto

aluden a la totalidad,

al himno de la misericordia,

a la grandeza del rendirse,

como las hojas y las manos y los hombros,

en este otoño.

 

 

Ombra

 

Quando l'ombra sospinge il cuore nel lieto vigore del sonno,

fioriscono selvagge le cose che amiamo.

Ci passano accanto pur non viste.

Antiche, dense.

Hanno pienezza di sogno

l'odore delle arance amare quando l'alleluia delle mani

si apre con timore,

nel contatto tra le cose sperate.

Racchiudono giunchi accesi,

bruciano di paura e languore,

temute stelle sui cancelli rugginosi

calano sopra le pieghe dell'acqua

che abita la mente.

Increspatura di sinapsi

l'allegoria dello scorrere.

Poi vanno, resta l'orma e il livido del distacco

che affianca la vuotezza del mancato calore.

Nell'istante dell'alba resta la voce rauca di pietra,

eco ciclico, ombra sulle cuspidi del lino

d'ogni stagione che ammalia,

ed un segno d'ala sulla fronte,

l'intimo passo verso l'altezza.


 

Sombra


Cuando la sombra impulsa desde abajo el corazón hasta el feliz efecto de sueño
florecen silvestres las cosas que amamos.
Pasan cerca nuestros imperceptibles.
Antiguas, densas.
Tienen la plenitud del sueño
el olor de la naranja amarga, cuando el Aleluya de las manos
se abre con miedo,
en el contacto entre las cosas que se esperan.
Contienen hierbas encendidas,
arden de miedo y de languidez,
temidas estrellas sobre las puertas oxidadas
caen sobre los pliegues del agua
que habita en la mente.
Ondulación de la sinapsis
la alegoría del pasar.
Luego se van, queda la huella y la contusión de la separación
que soporta el vacío del faltado calor.
En el instante de la madrugada está la voz ronca de piedra,
eco cíclico, en la cúspide del lino

de cada estación que encanta,
y un signo del ala en la frente,
el íntimo paso hacia la altura.


 

 

Terrestre

 

L'attesa è luce, salice, pane vecchio, cucchiaio dimenticato,

urtata dal vento, stringe i polsi affama i pori,

fa grappolo nelle terre, senza nome.

Ora il sole è alto, respiro.

Abbiamo smesso il vestito buono, lo prendano quelli delle rose dipinte,

appuntate al bavero.

Ma nudi si corre incontro a se stessi,

e smetteremo allora di scrivere parcelle rivoluzionarie,

semplice sarà la legge, sottolineata tre volte da una radice di liquirizia,

col profumo della mentastra tra le pieghe delle sillabe.

Forse un giorno sarà inganno questa stretta umana di occhi,

ma smettere di amarla è dissolversi,

resto ancora qui un po', per guardarti mentre sali le scale

e la felicità ti scola fiera sopra la fronte.

Dietro le tende si può solo immaginare,

la ricchezza è nella congestione delle possibilità,

il presente è la scatola da consumare nel fuoco.

Diamoci le mani,

sulle linee della vita

posiamo la bandiera.


 

Terrestre


La espera es la luz, sauce, pan viejo, cuchara olvidada

afectada por el viento, agita las muñecas, mueren de hambre los poros,

crea racimos en las tierras, sin nombre.

Ahora el sol está arriba, respiro.

Nos detuvimos un buen vestido, lo toman aquellos de las rosas pintadas,

bloqueadas en la solapa.

Pero se corren desnudos hacia mismos,

y luego dejaremos de escribir complots revolucionarios,

simplemente será la ley, subrayada tres veces por una raíz de regaliz,

con el olor de la menta en los pliegues de las sílabas.

Tal vez un día será engaño esta apretada humana de ojos,

pero dejar de amar es disolverse,

Me quedo aquí un rato, para verte mientras subes por las escaleras

y la felicidad corre orgullosa en tu frente.

Detrás de las cortinas sólo se puede imaginar,

la riqueza esté en la congestión de las posibilidades,

el presente es la caja para ser consumidos en el fuego.

Démonos las manos,

en las líneas de la vida

poseemos la bandera.

 

 

Miracolo

 

Un giorno apparve alla porta,

con un crocifisso di grano appeso allo sguardo.

Le mani rapprese alla stoffa del cuore,

sollevate soltanto dal buffo respiro,

inumano e brillante il capo di ghiere rosse,

tinte appena dai gambi dell'estate,

ed una marcia nella voce.

E' che la bellezza ha il sonno dei bambini,

appare solo al risveglio,

e si apre pura senza rimedio.

Il cielo allora si spacca in due passi perfetti,

eppure non sapresti ricordare,

da dove la parola prende destinazione.

Ciò che resta vivo ha la forma della piccolezza.

Lo vedi?

E' il pensiero liquido che cola alle labbra,

questa meraviglia che slabbra la carta,

o forse il pudore del sangue,

la scia di una radice

che cova l'attesa e l'artiglio nel mondo

nell'orto.

  

 

Milagro


Un día apareció en la puerta,

con un crucifijo de trigo colgado en la mirada.

Las manos afirmadas al tejido del corazón,

levantadas sólo por el divertido aliento,

inhumana y brillante la cabeza de los anillos de color rojo,

pintadas sólo por los tallos de verano,

y una marcha en su voz.

Es que la belleza tiene el sueño de los niños,

aparece sólo en el despertar

y se abre pura sin remedio.

El cielo se divide en dos pasos perfectos,

sin embargo no sabrías recordar,

de dónde la palabra tiene el destino.

Lo que queda vivo tiene la forma de la pequeñez.

¿Lo ves?

Es el pensamiento líquido que se filtra entre los labios,

Esta maravilla que abre el  papel,

o tal vez el pudor de la sangre,

A raíz de una raíz

que incuba la espera y la garra en el mundo

en el jardín.